sabato, Aprile 26

Il Silvaner della Franconia e Juliusspital, ma è proprio un off topic?

 

Il Vitigno

Lasciamo per un attimo da parte il riesling e soffermiamoci su qualcos’altro di intimamente tedesco. Il Silvaner, molto diffuso in Franconia, è un vitigno d’oltralpe di non poca importanza. Studi genetici condotti negli anni ’90 dal Dr. Ferdinand Regner hanno rivelato che è un incrocio naturale fra Traminer bianco (Savagnin) e Österreichisch-Weiß, un antico vitigno dell’Austria orientale, a sua volta incrocio tra Heunisch, o Gouais Blanc, e un vitigno ancora oggi sconosciuto. Qualcuno lo individua come originario della Transilvania, ma oggi è coltivato principalmente in Germania e in Alsazia, poi in Austria, Svizzera e Italia (Alto Adige). Matura precocemente rispetto al Riesling e resiste molto bene ai climi più freddi. Pur versatile, ama i suoli calcarei e argillosi che contribuiscono a conferirgli una spiccata mineralità. La sua caratteristica principale è una naso elegante che ricorda erbe tagliate, fieno fresco e ribes. Di solito, dà luogo a vini leggeri, molto apprezzati per la loro freschezza. Su terreni pesanti, tuttavia, genera vini strutturati, pieni, con note di pere mature, meringa, uva spina e carciofi. Nel tempo, Malone giallo e confettura di albicocche.

Castell Remlingen
Il conte di Castell-Remlingen, Wolfgang Georg I

Storia

Nel I secolo d.C., nella “Naturalis Historia”, Plinio il Vecchio riferì di un vitigno silvano con caratteristiche simili a quello oggi conosciuto. Informazioni più chiare si hanno però nel XVII secolo, quando il Silvaner arrivò in Germania tramite monaci cistercensi della regione alpina, presumibilmente il monastero di Ebrach. In dettaglio, il primo accadimento fu descritto nella piccola cittadina di Castell, in Franconia (tra l’800 e il ‘900 annessa alla Baviera), dove il signore locale ordinò di mettere a dimora il nuovo vitigno. I documenti annotano una data, il 10 aprile del 1659. L’episodio risale a qualche giorno prima, il al 5 aprile. Il conte di Castell-Remlingen, Wolfgang Georg I (1610 – 1668) aveva acquistato 25 talee di “Fechser” dal villaggio di Obereisenheim. Se ne desume si trattasse del primo Silvaner. Le viti sarebbero state piantate il giorno successivo, il 6 aprile 1659, nel vigneto Schlossberg, più precisamente in una porzione leggermente sottomessa alla parte centrale della vigna, una parcella il cui nome è Reitsteig. L’intera vigna di Schlossberg è di proprietà dell’azienda Fürstlich Castell’sches Domänenamt.
Così, il 6 aprile è ancora oggi la data del compleanno del Silvaner. A promuovere il nuovo campione dalle cosiddette “retrovie” fu la contessa Sofia Juliana (1620-1682), contessa di Hohenlohe-Langenburg e moglie di Wolfgang Georg I. Il conte era molto indaffarato: tra le sue varie nomine, era anche Landhofmeister del Duca di Württemberg e Presidente del Consiglio a Stoccarda. Il suo compito era quello di ricostruire, oltre che i suoi territori, il Württemberg dopo la devastazione della Guerra dei Trent’anni (1618-1648), una delle più distruttive della storia europea. La contessa Sophia Juliana, che fu un grande sostegno per il marito, è – in un certo senso – la madrina del Silvaner. La sua nuova casa, la Franconia, con i suoi pesanti terreni argillosi e gessosi diede vita a vini tipici, dal carattere chiaro e distintivo, facilmente riconducibili alla produzione del villaggio di Castell. La sua diffusione fu rapida e fino ai anni ’70, era la varietà più coltivata in Germania dopo il Riesling. 

Oggi il vigneto della Franconia è esteso poco meno di 6.300 ettari, dei quali oltre l’82% sono vitigni a bacca bianca. Il Silvaner è la varietà più coltivata, per il 24,9% della superficie complessiva, seguita dal Müller-Thurgau con il 22,1%. Il Riesling è quarto con il 5,4%. Circa 600 le aziende che coltivano e producono direttamente, mentre sono circa 2.900 i viticoltori conferitoti in 3 grandi cantine sociali. La bottiglia Bocksbeutel è un marchio di qualità regionale. La vendemmia si estende per circa 3 settimane, la produzione media si attesta su 78 ettolitri/ha., con un peso medio del mosto di 86 gradi Oechsle (fonte: LWG, Istituto statale bavarese per la viticoltura e l’orticoltura; anno 2023). Nota: l’indicazione “Fränkisch trocken” è utilizzata per i vini con meno di 4 gr./lt. per zucchero residuo.
Il Report regionale 2023: daten-franken-silvaner-heimat-seit-1659_2023

Weingut Juliusspital

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Il principe vescovo di Würzburg, Julius Echter

La storia di questa straordinaria e meritevole istituzione bavarese pretende un approfondimento e, per chi ne ha modo, una visita completa (peraltro possibile e appositamente regolamentata). Fu fondata assieme all’Università nel 1579 dal principe vescovo di Würzburg Julius Echter von Mespelbrunn. Il cuore della fondazione è l’ospedale (trad. Spital), inaugurato nel 1580 e con 365 posti letto. Oltre il nosocomio, la Fondazione comprende una casa di riposo per 150 residenti, la cantina Juliusspital (per estensione la seconda cantina tedesca con 180 ettari di vigneto) e il Monastero di Vogelsburg con le sue cantine sul Volkacher Mainschleife.
La cantina è, dunque, attiva da oltre 440 anni e dispone di alcuni tra i Cru più importanti dell’enologia germanica. Tra questi, Würzburger Stein, Iphöfer Julius-Echter-Berg, Rödelseer Küchenmeister, Escherndorfer Lump, Randersackerer Pfülben e Volkacher Karthäuser. Tra gli aneddoti della cantina, uno riguarda Elisabetta II d’Inghilterra: per le celebrazioni della sua incoronazione, avvenuta nel 1953, scelse un Riesling Auslese del 1950 del cru Julius-Echter-Berg. L’altra cosa molto interessante è proprio il particolare lavoro sul Silvaner. Tra i vini iconici, il Würzburger Stein Silvaner trocken VDP.ERSTE LAGE®. La cantina fa parte della associazione VDP dal 1955. Ben 24 le posizioni tra Premier Cru e Gran Cru. Di questo abbiamo fatto una interessante verticale durante il Prowein 2025.

Il Vino

Würzburger Stein, Silvaner trocken 2024
Faß Probe
E’ il vino simbolo del vitigno e della cantina. Ottenuto da un vigneto VDP.ERSTE LAGE (secondo la nuova speciale classificazione associativa, vedi qui), il Würzburger Stein, tradotto letteralmente la Pietra di Würzburg – una vigna su un lungo costone di roccia che domina la città – è prodotto con fermentazione spontanea in grandi botti di legno ubicate nel cuore della cantina storica. La bottiglia, dalla forma tipica, è la celebre Bocksbeutel tradizionale, ne abbiamo parlato estesamente in questo articolo. L’annata in oggetto è una 2024, è quindi di un campione di botte. L’alcol si attesta su 13,0% Vol., gli zuccheri residui su 2,9 gr./lt., e l’acidità su 5,9 gr./lt.. Il tappo è a vite. Il colore è giallo paglierino pallido. Il naso è nitido, algido, con cenni di frutta a polpa gialla come mela Golden e pere, erba e nocciole crude. Al palato è avvolgente, intenso, con toni minerali gessosi.
Nota: l’indicazione “1G” si assegna ai vini secchi da vigne classificate Erstes Gewächs (Premier Cru), secondo il disciplinare della VDP

Würzburger Stein, Silvaner trocken (VDP.ERSTE LAGE) 2023
Stavolta non si tratta di un campione di botte, dunque suscettibile di cambiamenti dovuti a tempo ed eventuali filtraggi pre-imbottigliamento, ma è un campione definitivo e in commercio. Ahinoi, già terminato nella disponibilità. L’indicazione “VDP.ERSTE LAGE” per il Würzburger Stein non è in etichetta, ma sulla capsula, il tappo sempre a vite. L’annata è stata particolarmente calda e siccitosa, in più zone anticipata rispetto alla norma. Il colore è giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso si avverte la delicatezza di fiori bianchi, rafforzati da note fruttate come
albicocca e melone giallo. In bocca è intenso, voluminoso, speziato con note minerali e pungenti dalla lunga persistenza. Prezzo originario di vendita diretta in cantina: circa € 18,00.

Würzburger Stein, Silvaner trocken (VDP.ERSTE LAGE) 2015
La capacità di affinamento e tenuta del tempo si nota in questa bottiglia recante il millesimo 2015. Per numerosi versi, la 2015 assomiglia alla 2023. La vendemmia è stata, infatti, caratterizzata da un andamento stagionale caldo e secco. Ma le temperature elevate e la scarsità di precipitazioni non hanno creato troppe difficoltà, anzi, la qualità delle uve era ottima, con una concentrazione zuccherina elevata rispetto alla media. Questo ha favorito la produzione di vini con profili aromatici intensi e dalla struttura piena. Il colore è giallo intenso tendente all’oro. Poche le tracce di ossidazione, piuttosto sono evidenti note di un’evoluzione coinvolgente e ricca di sorprese.​ Al naso emergono sentori di frutta gialla matura, tra cui mela Golden, accompagnati da note erbacee e minerali. ​In bocca, il vino è asciutto, sapido, con una struttura elegante e compatta. La mineralità tipica del terroir del Würzburger Stein si combina armoniosamente con le note fruttate e speziate accelerate dal tempo.Lungamente persistente.

Oltre queste tre etichette, decisamente territoriali e chiare nella texture, segnaliamo altre due etichette da ritenersi la punta di diamante della produzione aziendale. Si tratta del Würzburger Stein, Silvaner GG, con la classificazione utilizzata dalla VDP per i vini secchi ottenuti dalla migliori uve coltivate nei “grandi vigneti”, i Gran Cru (Grosses Gewächs). Imbottigliati in formati più tradizionali, come le bottiglie renane, sono la massima espressione dell’annata e fortemente caratterizzati dal terroir. Vini unici e irriproducibili. Abbiamo assaggiato due annate, la 2015 e la 2022. Per squisito sadismo abbiamo deciso di non parlarne qui. Vanno assaggiate. E basta.

www.juliusspital-weingut.de

FP


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