
Famosa in Franconia, una regione della Baviera, Bocksbeutel è una bottiglia usata in questa regione vinicola da almeno 250 anni. Il luogo di nascita accertato è la città di Würzburg.
Il nome Bocksbeutel è composto da due parole e deriva da “Bauchige Buddel” o da “Buchsbüdel” (Booksbüdel), una borsa usata in passato per il libro delle preghiere. Secondo un simpatico aneddoto, alcune suore benedettine si procuravano delle bottiglie che entravano esattamente nelle loro borse dei libri di preghiera. Così, ritirate in preghiera, potevano fortificarsi con la bevanda divina senza sospetti. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe dallo scroto del caprone (becco).
L’autore tedesco Johann Baptist Sartorius, originario di Würzburg, spiegò nella sua opera “Die Mundart der Stadt Würzburg” (Il dialetto della città di Würzburg), pubblicata nel 1862. Il Bocksbeutel è “una bottiglia schiacciata, rotonda, a forma di sacco o scroto delle capre, per colmare e distribuire il vino di pietra” (nota sulla traduzione: in questo caso lo “Stein”, pietra, è il nome/toponimo di uno dei vigneti più celebri della città di Würzburg e della Germania).
Un’altra possibilità considera che nella regione durante il Medioevo le borracce (descr: fiasca di cuoio, probabilmente dal latino burrus, rossiccio) erano fatte con la pelle dei testicoli di capra nelle quali i soldati portavano del vino o della acquavite. Lo si deduce anche da un disegno di Albrecht Dürer (1471-1528) che lo rappresenta.
Lo storico Johann Baptist Sartorius, nato a Würzburg, descrisse nella sua opera Il dialetto della città di Würzburg pubblicata nel 1862, cosa fosse un bocksbeutel e cioè “una bottiglia pressata, rotonda, sagomata al tipo di borsa o scroto di animale per il riempimento e l trasporto di vino Stein” (il Würzburger Stein è uno dei Cru più importanti della regione, ndr).
La forma della bottiglia è nota anche in Italia con il nome di Pulcianella, il fiasco per mezzo del quale le grandi famiglie nobili poliziane inviavano il vino di Montepulciano alla Corte Pontificia. Paolo III Farnese era un grande estimatore del vino di Montepulciano ed ancora di più il suo bottigliere, Sante Lancerio, che ne cantava le lodi. Tra le famiglie nobili poliziane che inviavano il vino ai Papi, i Ricci, i Tarugi, i Contucci, i De Nobili, i Cervini, i Bellarmini e gli Avignonesi.
I Bocksbeutel della Franconia, bottiglie cariche di storia
Gli amanti del vino le associano ai bianchi secchi della Franconia, gli altri sono sorpresi da questa insolita forma: la Bocksbeutel. Quale marchio di fabbrica della regione vinicola della Franconia, essa può vantare una lunga storia.
Le origini
Il Bocksbeutel è una bottiglia di vetro di forma ellissoidale appiattita su due lati. Questa speciale forma è oggi appannaggio esclusivo dei vini della Franconia. I contenitori appiattiti esistono da molto tempo nella storia umana; grazie alla loro forma, possono essere facilmente utilizzati per il trasporto, sulle tavole, per escursioni o durante i viaggi. Già durante il periodo dei Celti si utilizzavano delle bottiglie piatte di metallo, come la bottiglia piatta in bronzo di una tomba maschile celtica a Dürrnberg vicino a Hallein (circa 400 a.C). L’antenato del Bocksbeutel della Franconia è un vaso di argilla celtico di Wenigumstadt risalente al 150 a.C. circa.
Etimologia
L’origine non è certa e gli esperti stanno ancora discutendo dove il Bocksbeutel abbia preso il nome. Per l’archeologa dott.ssa Margarete Klein-Pfeuffer del Museum für Franken di Würzburg, ci sono quattro possibili origini:
- Al tempo della dinastia dei Merovingi, la più antica famiglia reale dei Franchi (dal V secolo d.C. al 751 d.C.), erano in uso delle borracce in bosso, lo testimonia un ritrovamento in una tomba di un giovane principe nella cattedrale di Colonia. Secondo questa scoperta, il Bocksbeutel sarebbe dunque la sacca realizzata per contenere questa stessa borraccia;
- Una seconda possibilità, riferita dall’archeologa, potrebbe consistere nel ruolo di protezione quale copertina dei libri sacri, appunto dei rivestimenti realizzati per proteggere libri di preghiera o di canto del periodo pre-riforma; in basso tedesco, il Booksbüdel (borsa dei libri) era infatti usato dai consiglieri comunali per portare i libri alle assemblee, oppure dalle donne per recare con sé i libri in chiesa. Riferisce l’archeologa: “passate di moda queste borse, alcuni – memori dell’uso – hanno continuato a usarne la forma verbale, riferendosi più ad un modo di pensare o di utilizzo che se ne faceva”;
- Una terza ipotesi è che il termine Bocksbeutel derivi dal Bugsbeutel, che indicherebbe la funzione di trasporto della borraccia che veniva attaccata davanti al corpo tramite una cinghia. Ad esempio, i monaci che lavoravano le vigne portavano con sé una borsa del genere.
- l’origine più probabile deriva, tuttavia, per l’archeologa Klein-Heuffer dalla somiglianza del Bocksbeutel con lo scroto del caprone: “Alcune fonti, come il dizionario Der teutschen Sprache Stammbaum und Fortwachs di Kaspar von Stieler (Albero genealogico e crescita della lingua tedesca, 1691) collegano le origini della parola in modo chiaro allo scroto di caprone.
La soffiatura del vetro
I contenitori dei liquidi in legno di bosso, pelle, argilla o metallo furono sostituiti dalle bottiglie in vetro relativamente tardi. Il primo Bocksbeutel in vetro risale al XVI secolo. Infatti , sostiene l’archeologa, “fino alla fine del XV secolo, in Germania non era possibile soffiare bottiglie in vetro a pezzo unico. I primi Bocksbeutel furono realizzati nelle vetrerie nell’area di Spessart (un’area collinare situata fra la Baviera nord-occidentale e la parte meridionale dell’Assia, tra le città di Würzburg e Aschaffenburg, ndr). Il Bocksbeutel più antico rinvenuto e qui realizzato, proviene dalla vetreria Sommergrund vicino al comune di Schöllkrippen. È datato intorno al 1720”.
Per via documentale, invece, ci sono tracce del Bocksbeutel quasi un secolo prima. Wenzel, un vetraio di Wertheim, annotò nel 1659 sul suo registro di artigiano: “Io Mathis Wenzel, vetraio a Wertheim, realizzo una pratica bottiglia da vino per il viaggio; pane e vino sono il mio cibo, la mia bottiglia è come una borsa, la mia capra ha una borsa, la capra è per i poveri, così come le necessità e la malattia”. Qui si nota il collegamento tra lo scroto del caprone e il Bocksbeutel.
Costose bottiglie di vetro
Per la produzione del vetro era necessaria molta legna per alimentare i forni, motivo per cui la maggior parte delle vetrerie furono costruite vicino alla foresta. Secondo l’Istituto di Stato della Baviera per la viticoltura e l’orticoltura (LWG, Bayerische Landesanstalt für Weinbau und Gartenbau), la foresta forniva energia e potassio. La colorazione verde, tipica delle bottiglie e dei Bocksbeutel, era da attribuirsi al Buntsandstein (sabbie costituite da scisti argillosi, gres, arenarie variegate, gesso, dolomia, ndr.) con un alto contenuto di ferro. Per questo motivo questa tipologia di vetro verde fu denominato Waldglas, vetro del bosco.
Diffusione e lotta alle frodi
Spiega l’archeologa: “Il fatto che i Bocksbeutel si siano diffusi così tanto in Franconia è sicuramente dovuto alle vetrerie del comprensorio dello Spessart, specializzate in questa forma di bottiglia“, spiega l’archeologa Klein-Pfeuffer del Museo della Franconia. Ma esiste un ulteriore fattore determinante, e cioè una risoluzione del consiglio comunale cittadino del 1728 che la imponeva. Secondo tale decisione, infatti, il cosiddetto Steinwein, il vino proveniente dalla vigna del Würzburger Stein del Bürgerspital, doveva essere riempito nei Bocksbeutel. “La decisione scaturì da un fatto accaduto precedentemente: alcuni albergatori avevano con intento fraudolento spacciato del pessimo vino, proveniente da altre zone, come vino della Franconia, danneggiandone quindi la reputazione. L’introduzione di questa bottiglia dalla particolare forma e con il sigillo sulla spalla riuscì alla fine a portare al successo sperato, associando il concetto di vini di alta qualità alla Franconia”.
Tuttavia, l’imbottigliamento del vino della Franconia nei Bocksbeutel ebbe un inizio titubante. Nel XIX secolo un ruolo determinante nella produzione di Bocksbeutel fu svolto dalla vetreria dei Principi zu Löwenstein-Wertheim-Rosenberg a Einsiedel. Sino al 1857 vi si producevano Bocksbeutel solo per l’imbottigliamento dello Steinwein del Bürgerspital. Nei sette anni successivi, acquistarono Bocksbeutel solo a Kitzingen, poi dalla cantina Würzburger Hofkellerei e nel 1864 dalla cantina Juliusspital (dalla vetreria che fu ribattezzata Karlshütte). Questa riluttanza potrebbe avere a che fare con il fatto che gli oggetti in vetro furono considerati ancora per molto tempo materiale costoso. Nel 1828 Johann Wolfgang von Goethe ordinò il suo vino della Franconia non in Bocksbeutel, ma sfuso, ì. Più precisamente acquistò due “secchi” (Eimer) e mezzo e cinque misure (Maß) di vino a Dettelbach, complessivamente pari a 180 litri. L’imbottigliamento del vino su larga scala per le masse divenne possibile solo nel corso dell’industrializzazione all’inizio del XX secolo.
Crisi del vino della Franconia
La prima colmatura di un bocksbeutel da 1,2 litri (un “Maß”, una misura) con del vino dello “Stein” è documentato nel Würzburger Ratsprotokoll, il protocollo del consiglio comunale di Würzburg; il fatto segnalava un prodotto di grande qualità. Nel tempo, questo simbolo o “sigillo di qualità” dello Steinwein ne ha rappresentato la provenienza, la Franconia appunto, e la migliore garanzia di qualità.
Dalle stelle alle stalle
Il momento di massima notorietà per i Bocksbeutel fu raggiunto negli anni ’70 e ’80, quando i vini secchi della Franconia sbaragliarono tutti gli altri vini tedeschi, tradizionalmente dolci. I prezzi dei vini (di qualità) della Franconia ebbero un incremento considerevole e i viticoltori ne trassero di anno in anno un costante, crescente vantaggio.
Nel 1989 il Bocksbeutel ha ottenuto la tutela quale marchio dei vini della Franconia, con poche eccezioni regionali, tra queste il Portogallo, la Grecia, l’Italia e il tedesco Baden. Infatti, oltre ai vini della Bassa e della Media Franconia, i vini del Badischen Frankenland sono sempre stati imbottigliati nei Bocksbeutel a causa della loro storica appartenenza alla regione. In ogni caso è stato confermato che le comunità vinicole del Baden-Baden le usavano fin dal 18° secolo.
All’interno dell’Unione Europea, prima della seconda guerra mondiale, i commercianti di vino inglesi utilizzavano i Bocksbeutel per imbottigliare i loro prodotti. All’inizio del 20 secolo anche in Alto Adige e in Austria venivano usati i Bocksbeutel come bottiglie adatte al vino. Si consideri che ci sono ancora oggi aziende vinicole in Sud America (Argentina, Cile) che imbottigliano i loro vini nei Bocksbeutel. Infine, il Bocksbeutel è utilizzato in Portogallo, il riferimento è al noto vino rosato Mateus.
Tra la metà e la fine degli anni ’80, il vino della Franconia ha imboccato un difficile periodo di crisi. Riporta la LWG Bayern: “Innanzitutto, la Franconia è stata colta del tutto alla sprovvista dalla crescente globalizzazione del mercato del vino. Inoltre, la qualità era crollata a causa delle elevate rese (…). Inoltre, proprio tra le nuove generazioni di bevitori, dalla mentalità internazionale, aperta, di nuova generazione, passò il messaggio che il vino della Franconia era antiquato, troppo acido o semplicemente non più chic”. Alla fine del millennio, il vino in Bocksbeutel era venduto a meno di un euro con conseguenze drammatiche per i viticoltori che invece erano abituati al successo.
Bocksbeutel PS
Adesso una generazione di giovani viticoltori ha colto l’occasione per rilanciare il comparto. Dodici giovani viticoltori si sono raggruppati nell’associazione “Ethos ” dove l’obiettivo non è solo produrre vini di qualità, ma anche preservare il paesaggio vinicolo della Franconia (soprattutto le vigne scoscese), praticare una viticoltura rispettosa dell’ambiente, risparmiare di risorse, promuovere la biodiversità e assumersi obblighi sociali, elementi indispensabili per produrre vini di qualità, puliti, onesti e giusti. Grazie alla questa nuova generazione di viticoltori, anche i vini in Bocksbeutel stanno positivamente attirando l’attenzione internazionale. Questo anche grazie ad un fatto: “alla fine del 2015, l’Associazione dei viticoltori della Franconia ha presentato una nuova Bocksbeutel, ridisegnata dal designer Peter Schmidt e che in futuro dovrebbe sostituire le precedenti. La forma piatta e bulbosa viene mantenuta, ma i bordi diventano più spigolosi” afferma la dott. Klein-Heuffer. “La nuova bottiglia farà sembrare il contenuto del Bocksbeutel ancora più prezioso“. La versione più moderna, denominata “Bocksbeutel PS” dovrà riallacciarsi all’antica storia di successo dei Bocksbeutel. Al di là di tutto, il Bocksbeutel è e rimarrà garanzia di buon vino. Si pensi che in Franconia lo si associa ancora oggi ad una “moneta francone“; in alcune occasioni, ad esempio dopo un importante discorso, era uso di regalare un Bocksbeutel.
Fonte: Nation Geographic Deutschland